Il tema della holding è tornato al centro del dibattito economico e fiscale, soprattutto in un momento storico in cui imprenditori e professionisti cercano strumenti per proteggere i propri asset e ottimizzare la gestione delle società.
Non si tratta soltanto di un concetto giuridico, ma di una vera e propria strategia di governance capace di incidere sulla solidità di un gruppo e sulla sua competitività. Capire quando conviene aprire una holding significa affrontare una questione che intreccia diritto societario, fiscalità e pianificazione patrimoniale, andando oltre i tecnicismi per comprendere i reali benefici e i rischi collegati.
Una holding, infatti, può diventare il cuore di una struttura imprenditoriale moderna, capace di coordinare diverse attività e di offrire un punto di riferimento nella gestione delle risorse. Ma, come accade per ogni scelta strategica, esistono condizioni in cui questo strumento rivela la sua efficacia e altre in cui può risultare poco vantaggioso.
L’articolo che segue analizza nel dettaglio i principali aspetti, dai vantaggi fiscali alle criticità, fino ad arrivare a esempi concreti che aiutano a visualizzare meglio i casi pratici.
Cos’è una holding e a cosa serve
Una holding è una società capogruppo che possiede e gestisce partecipazioni in altre imprese. A differenza delle società operative, non svolge direttamente un’attività produttiva o commerciale, ma concentra la propria funzione nel controllo e nel coordinamento delle controllate.
Tra le sue finalità principali rientrano la protezione patrimoniale, la separazione dei rischi tra le diverse attività e una governance più ordinata. Questo modello consente, ad esempio, di isolare eventuali perdite di una società senza intaccare le altre partecipazioni, riducendo l’esposizione complessiva al rischio.
Inoltre, la holding facilita le decisioni strategiche di gruppo, centralizzando la gestione delle risorse e offrendo una visione unitaria a chi deve pianificare investimenti o distribuire utili. Si tratta di un approccio che garantisce maggiore solidità e chiarezza, specialmente in contesti complessi con più società operative o con esigenze di passaggio generazionale.
I benefici fiscali di una holding in Italia
Uno dei motivi che più spesso porta a chiedersi quando conviene aprire una holding riguarda i benefici fiscali previsti dall’ordinamento italiano. Il vantaggio più rilevante è rappresentato dal regime della Participation Exemption (PEX), che consente l’esenzione del 95% delle plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni e dei dividendi tra società del gruppo.
In concreto, questo significa che i dividendi incassati da una holding sono tassati in misura molto ridotta rispetto all’aliquota ordinaria. In alcuni casi, l’imposizione effettiva può scendere fino a poco più dell’1%, un livello che rende la struttura particolarmente efficiente per ottimizzare la distribuzione degli utili.
Accanto a ciò, la holding può usufruire di strumenti come il consolidato fiscale nazionale, la compensazione tra utili e perdite e la gestione accentrata dell’IVA.
Questi meccanismi garantiscono non solo un risparmio in termini tributari, ma anche una gestione più ordinata dei flussi finanziari interni al gruppo. È proprio in questi scenari che la holding rivela la sua potenza come strumento di pianificazione.
Quando non conviene aprire una holding
La costituzione di una holding non è sempre la scelta giusta. Esistono contesti in cui i costi di avvio e di gestione rischiano di superare i benefici. La creazione di una struttura di questo tipo implica infatti spese notarili, consulenze fiscali, adempimenti contabili e burocratici aggiuntivi.
Per piccoli patrimoni o per realtà con poche partecipazioni, i vantaggi fiscali rischiano di essere marginali e non giustificare l’aumento della complessità gestionale. Una holding, inoltre, richiede una pianificazione accurata e una visione strategica a lungo termine: se manca questa prospettiva, la struttura può trasformarsi in un ostacolo piuttosto che in un’opportunità.
Anche la tempistica ha un ruolo determinante: avviare una holding in una fase troppo precoce della vita aziendale può portare a risultati inferiori alle aspettative, mentre in presenza di un gruppo consolidato diventa più probabile ottenere benefici tangibili.
Casi studio ed esempi pratici
Nella pratica, diversi scenari mostrano come una holding possa rivelarsi un alleato prezioso. È il caso di imprenditori che gestiscono più società operative in settori differenti: la holding consente loro di centralizzare la liquidità, ridistribuire risorse e avere maggiore controllo sugli investimenti.
Un altro esempio ricorrente riguarda le famiglie imprenditoriali: la holding di famiglia permette di gestire il patrimonio in modo unitario, semplificando il passaggio generazionale e prevenendo conflitti tra eredi. In questo contesto, la struttura diventa non solo un veicolo fiscale, ma anche un mezzo per preservare l’identità e la continuità dell’impresa.
Non meno significativo è il caso delle startup innovative. Spesso i fondatori scelgono di creare una holding personale attraverso la quale detenere le quote delle nuove società. Questo facilita l’ingresso di investitori e partner, oltre a garantire una protezione maggiore del patrimonio personale in caso di insuccessi.
Infine, la holding può essere determinante nei processi di cessione aziendale. La vendita di quote attraverso la capogruppo, infatti, beneficia della Participation Exemption, consentendo di trattenere una parte molto più ampia del valore generato dalla transazione.