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Novembre 28, 2019

Sonno e memoria: la verità su questo connubio

Da diverso tempo si parla del fatto che sonno e memoria siano strettamente collegati tra di loro. I tanti studenti che cercano nuove strategie per studiare in maniera più veloce e semplice, infatti, si trovano tra i tanti modi anche quello di ascoltare una registrazione della lezione durante la notte. Insomma, sembra che il nostro cervello durante la notte sia molto più incline a memorizzare dati ed informazioni. Ma quanto c’è di vero in tutto questo? Partiamo dal presupposto che dormire è davvero essenziale per essere in salute e per far si che ogni singola azione e meccanismo del nostro corpo vengano compiuti al meglio. Perdere ore di sonno o dormire male, infatti, ha degli effetti davvero deleteri sul nostro organismo e, purtroppo, ce ne accorgiamo troppo tardi. Per questo motivo, è bene fare attenzione sulla scelta del materasso ed anche sull’impostazione di una perfetta routine pre nanna. Ora, però, andiamo a capire quanto e cosa c’è di vero nella teoria che dormendo possiamo davvero memorizzare ogni cosa.

Sonno e memoria: quello che dice la scienza

La memoria è da sempre stata fonte di numerosi dibattiti e studi nel corso dei secoli. Sembra, infatti, che questa capacità sia tra le più interessanti per il genere umano e d’altronde, è ben comprensibile il motivo. Il sapere tante cose può dare dei notevoli vantaggi in ogni situazione della vita che ti si presenta davanti, ed avere una memoria di ferro sicuramente aiuta ad ampliare la propria conoscenza. Già a partire del Novecento, in Germania, i due psicologi Georg Elias Muller e Alfons Pilzecker capirono di come la memoria sia estremamente vulnerabile nelle fasi iniziali, e di come necessiti di un vero e proprio tempo di consolidamento. Come avviene questo consolidamento? Lo si scoprì successivamente verso l’anno 2000 ed ora andremo a svelarti il tutto.

Sonno e memoria: il test scientifico

Per capire meglio questo connubio dobbiamo tornare indietro all’anno 2000 in cui due grandi scienziati decisero di riprendere in mano tutti gli studi e le considerazioni fatte in passato per dare finalmente una svolta al caso scientifico. Il loro percorso è iniziato con il seguente test:
  • hanno chiamato dei pazienti che avevano subito dei danni neurologici;
  • hanno fatto leggere a loro ben 15 parole per un lasso di tempo non troppo lungo;
  • hanno diviso i pazienti in due gruppi. Un gruppo ha continuato a studiare, l’altro è andato a riposare per 10-15 minuti in una stanza buia.
Al termine di questa procedura è stato scoperto che tutte le persone che avevano riposato ricordavano molte più parole rispetto a chi, invece, aveva continuato a studiare. Furono fatti anche altri test e tutti davano lo stesso risultato. Una scoperta che diede una svolta radicale al tutto.

Sonno e memoria: la spiegazione scientifica

Ovviamente, dopo tutti i diversi test si voleva arrivare ad una risposta che fosse scientificamente corretta e comprovata. Le supposizione dovevano essere cancellate. A dire il vero, non si è ancora arrivati ad una spiegazione che racchiuda tutte le diverse sfaccettature di quello che succede nel cervello mentre dormiamo, ma si è comunque scoperto molto. Sembra, infatti, che durante il sonno il nostro cervello sia sempre in un lavoro costante e che il nostro rilassamento unito all’assenza di stimoli esterni aiuti radicalmente l’ippocampo a lavorare in maniera più efficiente. Mentre dormiamo le connessioni tra ippocampo e corteccia celebrali sono molto più attive creando, così, un immagazzinamento delle informazioni e delle nozioni molto più veloce ed efficace.

Sonno e memoria: come sfruttare il tutto

La prima cosa che sale alla mente dopo questa scoperta è sicuramente quella di capire come sfruttare questo procedimento a nostro favore. A dire il vero non esistono vere e proprie regole per incentivare questo processo di memorizzazione. Tutto avviene in maniera naturale se si ha una corretta educazione al sonno. È importante, infatti, avere un buon numero di ore di riposo che varia anche a seconda dell’età. I bambini, ad esempio, necessitano di un periodo di riposo molto più lungo in quanto hanno un’infinità di stimoli durante il giorno che devono immagazzinare e trasformare in nuove conoscenze ed abilità. Crescendo la necessità di un lungo riposo comincia a scendere fino ad arrivare ad un lasso di tempo che va dalle 6 alle 8 ore per un adulto medio. Con l’avanzare dell’età, ecco che la quantità di sonno comincia a diminuire notevolmente portando a quelle classiche piccole amnesie date dalla vecchiaia. E quindi che fare? È bene avere una buona routine alla sera che ti porti al momento del coricamento rilassato e pronto a lasciarti andare ad un sonno profondo. Tieni presente, poi, che la fase più importante in assoluto è quella REM, ovvero le prime ore di sonno. Interrompere questa fase significa interrompere anche tutto il procedimento di memorizzazione e consolidamento. Evita anche smartphone, tablet e pc nell’ora precedente la messa a letto per non creare un sovraffollamento di stimoli e rendere tutto più difficoltoso. Infine, non andare a letto troppo tardi per far si che le ore a tua disposizione per riposare siano più che sufficienti.

Sonno e memoria: conclusioni

In conclusione, ti possiamo dire con certezza scientifica che dormire non è un dolce far niente. Dormire è un’esigenza primaria del nostro corpo che dobbiamo assolutamente rispettare. Perdere ore di sonno significa davvero compromettere la nostra salute e puoi ben capire come sia davvero controproducente. Organizza la tua giornata in modo tale da poter avere tutta la notte tranquilla e serena. Pensa al tuo corpo ed al tuo cervello come se fosse un apparecchio tecnologico che per funzionare necessita di un tempo di ricarica. Se non lo ricarichi completamente la sua autonomia sarà molto ridotta. Senza contare che, nel corso del tempo, anche la batteria sarà rovinata e dovrà essere cambiata. Detto questo non ci resta che augurarti un buon riposo.

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