Vi è sempre massima confusione in merito al tema della videosorveglianza, in particolare se si chiama in causa il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati, meglio conosciuto come GDPR. Pensiamo per esempio a tutti quei datori di lavoro che vogliono, o meglio vorrebbero, installare un sistema di videosorveglianza negli uffici, o più in generare all’interno delle sedi di lavoro. E a quelle persone che vogliono utilizzare gli stessi sistemi per tutelare gli spazi esterni di un edificio commerciale. Per procedere occorre sempre disporre di un’autorizzazione da parte del Garante della privacy. Ma che cosa bisogna sapere prima di installare le telecamere?
Di seguito andremo ad approfondire l’argomento per tutelare, in particolare, i dati personali poiché si parla di uno strumento e un servizio che hanno natura potenzialmente invasiva.
Installazione in ambito privato
Nel caso in cui si voglia considerare l’adozione di videosorveglianza in ambito privato non vi sono particolari regole da rispettare poiché si tratta di una gestione libera e non vincolata da autorizzazioni. E’ il classico esempio dei condomini, dove si potrà agire senza ottenere il via libera da parte di tutti i residenti nell’edificio. Bisogna però ricordare che, anche in questo, caso è prevista una precisazione. Le riprese non possono comprendere registrazioni di luoghi considerati di passaggio pubblico o di spazi collettivi. E il materiale registrato non potrà mai essere diffuso.
Videosorveglianza pubblica
Cambiando completamente scenario e ponendoci di fronte a uno spazio pubblico è obbligatoria l’informativa, e quindi diventa necessario informare i diretti interessati. Un datore di lavoro, per esempio, ha il dovere di comunicare ai dipendenti che ha intenzione di sorvegliare le zone produttive a mezzo video. Discorso che vale anche per eventi pubblici, presentando sempre cartelli chiari ed esaustivi, che posso anche riportare la semplice scritta "area videosorvegliata". Il testo dovrà fare fede a quanto è previsto nella normativa GDPR 2016/679. Per approfondire l’argomento consigliamo di visitare il sito di Privacy lab, specializzato proprio nel settore GDPR e Privacy.
A questo punto sorge spontanea una domanda: se un’impresa ha installato in precedenza il servizio di videosorveglianza, ma non ha mai inviato o comunicato nulla che cosa rischia? E’ una problematica che capita ancora molto spesso ad alcuni imprenditori non troppo attenti e distratti. In questo caso si fa chiaramente riferimento a una violazione della normativa, che può essere però risolta. Contattando l’impresa che ha installato il sistema è possibile richiederne un aggiornamento e inviare così la richiesta per regolarizzare la propria posizione.
Verifiche e registrazioni: cosa bisogna fare
Ci sono altri due aspetti da considerare: il primo è l’obbligo di verifica preliminare o successiva all’installazione, per valutare possibili rischi su diritti e libertà, per non parlare poi della dignità degli interessati. E’ indispensabile nei confronti di quei sistemi che sono dotati di software innovativi che permettono il riconoscimento facciale con associazione di dati.
Altro tema fondamentale è legato alla conservazione delle registrazioni. I dati che si raccolgono devono essere tutelati con sistemi di sicurezza e misure che dovranno essere verificate sempre da un addetto designato dal titolare. In base a quanto previsto dalla normativa italiana queste immagini registrate dovranno essere conservate per un limite standard di 24 ore, che si può estendere a 48, senza mai andare oltre. Nel caso in cui gli impianti servano per sostenere la pubblica sicurezza la conservazione massima prevista dal Garante è di una settimana.