I debiti con le banche sono sempre un problema serio, che può avere conseguenze negative non solo per chi li ha contratti, ma anche per i suoi familiari. Molte persone che si trovano in difficoltà economica e non riescono più a pagare le rate di un finanziamento, un mutuo o le spese legate a carte di credito e conti correnti, vivono nella costante paura di cosa potrebbe succedere. Cosa rischia realmente chi ha debiti bancari non pagati?
Quali conseguenze si possono abbattere non solo sul debitore insolvente ma anche su moglie, marito o conviventi? È possibile evitare il peggio rifugiandosi all’estero? Cerchiamo di fare chiarezza in questo articolo, analizzando rischi e scenari possibili per chi si trova alle prese con una situazione di sovraindebitamento, e suggerendo al contempo qualche possibile soluzione prima che sia troppo tardi.
Non pagare un debito è reato?
Le conseguenze civili
Senza contare che il mancato pagamento di un debito bancario può portare a gravi conseguenze civili. Prima di tutto, la banca può ricorrere a un decreto ingiuntivo e ottenere un titolo esecutivo con cui procedere al recupero forzoso del credito. In poche parole, si attiva la procedura di pignoramento.
Le conseguenze penali
Tuttavia, a determinate condizioni, il mancato pagamento di un debito può configurare un illecito penale. È il caso, ad esempio, di chi dopo aver ottenuto un finanziamento, non onora la restituzione della somma pur avendo le disponibilità economiche per farlo. Qui si configura il reato di insolvenza fraudolenta. Anche dichiarare il falso per ottenere un prestito costituisce reato. Infine, chi dissipa un patrimonio che potrebbe essere aggredito dai creditori, può rispondere di bancarotta semplice.
Cosa rischia il debitore nullatenente?
Pignoramento dei beni
Ragion per cui, anche se nullatenente, il debitore non è esente da rischi. Infatti la banca può rivolgersi al datore di lavoro o all’istituto pensionistico per ottenere il pignoramento di una parte dello stipendio o della pensione. Tale procedura prende il nome di pignoramento presso terzi. Inoltre, eventuali beni mobili di proprietà del debitore possono essere pignorati, come ad esempio l’automobile.
Blocco del conto corrente
Senza contare che la banca può ottenere il blocco dei conti correnti intestati al debitore moroso o dei conti cointestati. Con un’istanza al Presidente del Tribunale è possibile far valere i propri diritti anche su un quinto degli eventuali crediti futuri che il debitore dovesse vantare nei confronti di terzi.
Cosa succede se si attiva il pignoramento
Pignoramento del quinto dello stipendio
In poche parole, una volta emesso il decreto ingiuntivo e trascorso inutilmente il termine per il pagamento, la banca procede con il pignoramento per riscuotere le somme dovute. Prima di tutto, può pignorare fino a un quinto dello stipendio o della pensione del debitore. Tale procedura prende il nome di pignoramento presso terzi. Il datore di lavoro è obbligato a versare mensilmente le somme direttamente al creditore.
Pignoramento dell’abitazione
Tuttavia, se il debitore è proprietario di immobili, è possibile aggredire anche il bene attraverso il pignoramento immobiliare. In questo caso, interviene un custode nominato dal giudice che mette i sigilli alla casa. Se il debitore non salda il debito, l’immobile viene messo all’asta.
I rischi dei conviventi del debitore
Pignoramento dei conti cointestati
Prima di tutto, va detto che i debiti personali non gravano mai sui familiari. Tuttavia, se un conto corrente è cointestato con il debitore moroso, può scattare il blocco o, in caso di somme depositate, il prelievo. Anche i beni mobili presenti nell’abitazione sono a rischio pignoramento qualora risulti difficile distinguere la proprietà esclusiva del debitore da quella dei familiari.
Perdita di beni personali
Senza contare che per ottenere lo sblocco di conti correnti o beni cointestati, i familiari devono avviare una causa civile e dimostrare la proprietà esclusiva dei beni stessi. Un procedimento dispendioso in termini economici e temporali. In poche parole, si rischia il pignoramento temporaneo finché non intervenga una sentenza favorevole.
Fuggire all’estero
Le difficoltà di ricominciare da capo
Fuggire all’estero per debiti è una buona idea? Prima di tutto, abbandonare tutto per rifarsi una vita all’estero comporta notevoli difficoltà. Soprattutto se il trasferimento non è programmato per tempo. Ragion per cui, la fuga all’estero appare più un ripiego dettato dalla disperazione che una scelta razionale. senza contare che in un paese straniero, senza un lavoro e delle basi, ricominciare da capo può rivelarsi arduo.
Il rischio di incorrere in reato di bancarotta
Tuttavia, abbandonare il paese per sottrarsi ai debiti costituisce reato. Il codice penale prevede il reato di bancarotta per chi lascia il territorio nazionale, trasferendo asset patrimoniali, per impedire la riscossione ai creditori. Dunque il debitore nullatenente che fugge risponde del reato di bancarotta semplice. Ciononostante, se intercettato prima di lasciare il paese o al rientro, il reato non sussiste.
La possibilità di accordi transattivi
In poche parole, scappare all’estero non conviene. Meglio cercare un accordo. Ad esempio, il debitore può proporre al creditore il rientro graduale dal debito, rateizzando la somma dovuta fino all’estinzione, in base alle proprie possibilità economiche. In questo modo, con accordi ragionevoli e buona volontà, è possibile risolvere situazioni di sovraindebitamento senza ricorrere a scelte estreme.
Dopo aver analizzato tutti i potenziali rischi che corrono i debitori insolventi e i loro familiari, il quadro che emerge non è certo roseo. Quando ci si trova schiacciati da debiti bancari che non si è più in grado di ripagare, la tentazione di fuggire all’estero o di compiere scelte sconsiderate può essere forte. Soprattutto di fronte alla prospettiva concreta di pignoramenti, blocchi dei conti ed eventuale perdita della casa.
Tuttavia, anche le situazioni più complesse e apparentemente senza uscita, possono risolversi. Laddove c’è buona volontà da ambo le parti, è quasi sempre possibile giungere a soluzioni concordate che permettano al debitore di onorare gli impegni, sia pure gradualmente e faticosamente, senza ricorrere a misure estreme da entrambe le parti.
La strada maestra per venirne fuori è il dialogo: esporre in modo trasparente la situazione al proprio istituto di credito e formulare una proposta di rientro sostenibile ma ragionevole. Prima ancora, però, è indispensabile riconoscere le proprie difficoltà economiche e non nasconderle sperando che il problema si risolva da sé. Come si dice, meglio un compromesso oggi che una vittoria domani.